sabato 16 luglio 2011

I danni dei neurolettici – una epidemia mondiale tenuta nascosta

I danni dei neurolettici – una epidemia mondiale tenuta nascosta

di Erveda Sansi

Mi sono chiesta quale poteva essere il motivo della crescita esponenziale del numero dei malati mentali e per quale motivo diversi miei amici, in terapia psichiatrica, sono morti in giovane età. Perché si somministrano psicofarmaci ai bambini e perché negli ultimi anni questo fenomeno è in forte crescita? Qual’è il motivo che induce ad obbligare con la forza milioni di perone ad assumere psicofarmaci? Robert Withaker, giornalista statunitense, parla di “epidemia della malattia mentale”. Il manuale dei disturbi mentali, conosciuto come DSM,American Psychiatric Association’s Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, è la bibbia degli psichiatri non solo statunitensi e a breve uscirà la sua quinta versione. Vi si trovano descritte una quantità tale di patologie psichiatriche, (ciascuna accompagna da uno psicofarmaco) da coprire ogni situazione di vita. Con la sua somiglianza al Malleus Maleficarum, detta legge per ogni sentire e ogni pensare. La filosofia che ne sta alla base influenza largamente non solo la società americana, come scrive Withaker, ma quella del mondo intero. Perché coprire il conflitto interiore e/o sociale, il dolore emotivo, la tristezza, i problemi con delle droghe chiamate psicofarmaci, che danneggiano gravemente parti fondamentali del cervello e le sue funzioni principali, come il movimento, l’emotività e il pensiero?

Somministrare uno psicofarmaco per settimane, mesi, anni o per tutta la vita, senza ottenere un miglioramento della salute, ma danneggiando gravemente le funzioni del cervello e del corpo intero, non ha nessun fondamento logico se non quello del guadagno e del potere delle case farmaceutiche, di ciò che vi ruota intorno, del metodo di controllo sociale e del tentativo di uniformare il pensiero. Anche con lo Zyiklon B erano stati fatti lauti guadagni.

Dei neurolettici (principio attivo clorpromazina), inventati nei primi anni ’50, era stato fatto un intenso battage pubblicitario. Ne venivano esaltate le prodigiose qualità, come la capacità di risolvere i problemi, di rendere la vita felice e la possibilità di ridare la libertà ai reclusi in manicomio. Sono stati promossi come agenti con uno specifico effetto antipsicotico che agisce su quei comportamenti che vengono chiamati sintomi schizofrenici. Che i neurolettici (chiamati anche neuroplegici o antipsicotici) danneggiano le parti del cervello deputate alle funzioni superiori, a conferma dalla loro neurotossicità, non è mai stato un mistero. Nei primi anni ’70 Crane ha reso pubblici i risultati delle proprie ricerche che dimostravano che si trattava invece di sostanze altamente dannose e iatrogene e che molti pazienti, forse la maggior parte, stava sviluppando una patologia neurologica prevalentemente irreversibile, la discinesia tardiva(Craine, G. (1973) Clinical psychofarmacology in its 20th year, Scienze, 181, 124-8). Nello stesso anno il Physician’s Desk Reference ha iniziato ad includere la discinesia tardiva tra gli effetti degli psicofarmaci e rapporti hanno iniziato ad inondare la letteratura psichiatrica. Gli effetti inabilitanti degli psicofarmaci hanno cominciato ad essere visibili a tutti ed ha avuto inizio un movimento di protesta e di critica alla psichiatria. I libri di Thomas Szasz e il filmQualcuno volò sul nido del cuculo sono diventati famosi. Nel 1977 però Melvin Sabshin, il direttore medico della American Psychiatric Association (APA), come racconta Robert Whitaker nel libro Anatomy of an Epidemic (Anatomia di un’epidemia), raccomanda che “dev’essere fortemente supportato lo sforzo vigoroso per rimedicalizzare la psichiatria”. Per realizzarlo lanciò una campagna mediatica e di pubbliche relazioni. Enfatizzando la terapia mediante psicofarmaci, la psichiatria diventò la prediletta dell’industria farmaceutica, che a sua volta rese la propria gratitudine tangibile.

L’elenco delle patologie e dei danni creati dai neurolettici che Craine e molti altri ricercatori hanno stilato è molto lungo: discinesia tardiva, acatisia tardiva, distonia tardiva, psicosi tardiva reattiva, demenza tardiva sono solo alcune delle affezioni più debilitanti di cui è colpita la stragrande maggioranza di chi assume questi farmaci, soprattutto per un lungo periodo. Peter Breggin lo definisce un “disastro di proporzioni mondiali”.

I tassi di discinesia tardiva, sviluppata a causa dell’assunzione di neurolettici, sono astronomici. Si tratta di una patologia con sintomatologie molto variabili che può affliggere qualche gruppo muscolare che normalmente è sotto il controllo volontario, come volto, palpebra, lingua, bocca, collo, spalle, torso e braccia e gambe, ma anche i muscoli che controllano la deglutizione (coinvolgendo la muscolatura faringale e esofagea), la parola, la respirazione (coinvolgendo il diaframma) e il riflesso faringeo. Colpisce le persone di qualsiasi età e può diventare esasperante per chi la subisce. Non ci sono tuttora terapie soddisfacenti. Anche la forma più debole della discinesia, con i suoi movimenti involontari del volto, della bocca e della lingua, crea molto disagio. Come ha fatto notare Breggin, frequentemente il paziente è costretto a fare facce e questo lo fa sembrare pazzo, mettendo a repentaglio la sua credibilità. Nei casi più severi i pazienti sviluppano tic, spasmi muscolari e altri movimenti anormali di tutti gruppi muscolari, compresi quelli del collo, delle spalle, della schiena, braccia e gambe, delle mani e dei piedi.

L’acatisia tardiva è un’altra patologia devastante causata dai neurolettici e non è sempre evidente. Comporta uno stato di dolorosa angosciante tensione interiore che spinge la persona, nello sforzo di alleviarla, a muoversi affannosamente e a camminare.

Quello che si pensa sia l’espressione della “pazzia” della persona sono invece i sintomi delle patologie provocate dai neurolettici. In letteratura medica ho trovato la seguente spiegazione: una persona etichettata con la diagnosi di “schizofrenia” non presenta deterioramento delle funzioni intellettuali, ma un modo di parlare inusuale con l’utilizzo di complesse metafore, conflitti spirituali e psicologici inerenti i propri sentimenti, la vita stessa o dio, spesso difendono le loro idee sbagliate con vigore intellettuale di altissimo grado, cosa ben diversa dal deterioramento intellettuale di una persona affetta da demenza, ad esempio da Alzheimer.

A volte l’individuo che subisce queste torture interne, non riesce più a stare fermo. Peter Breggin riporta che molti bambini sottoposti a trattamenti con psicofarmaci per l’ADHD(Sindrome da deficit di attenzione e iperattività) sviluppano l’acatisia tardiva che paradossalmente li costringe ad una perenne irrequietezza interiore. Un altro disturbo neurologico è la distonia tardiva che con i suoi spasmi muscolari può diventare inabilitante e angosciante. Sempre secondo i ricercatori, non solo gli adulti spesso sviluppano la cosiddettapsicosi tardiva, con deliri e disordini emotivi.

Purtroppo spesso i medici non informano i pazienti (o i loro genitori) che è molto alta la probabilità che il neurolettico provochi queste patologie e nemmeno li avvertono quando si manifestano con una sintomatologia flagrante.

Anche se insorgono durante il periodo di assunzione del farmaco, frequentemente si evidenziano solo durante la disassuefazione, a causa del potere del farmaco di coprire la sintomatologia.

Queste patologie neurologiche sono provocate dal danneggiamento dei gangli della base e della substantia nigra, causato dall’inibizione dell’azione dopaminergica, così che la loro disfunzione conduce inevitabilmente a disturbi dei processi cognitivi. Molte ricerche scientifiche, basate anche sull’analisi delle TAC e delle trasformazioni patologiche, riportate dalla letteratura medica, hanno confermato che la distruzione delle cellule, quindi la degenerazione dei gangli basali provocata dai neurolettici, causano alterazioni dell’umore e deficit intellettuale, inclusi la demenza tardiva e la psicosi tardiva, e hanno evidenziato la correlazione tra atrofia e deficit cognitivo persistente o di demenza franca. Hanno anche documentato come i neurolettici non hanno nessun effetto migliorativo per alcun tipo di presunto disordine mentale.

Che i neurolettici danneggiano il cervello e compiono una lobotomia chimica, in parte attraverso l’interruzione della neurotrasmissione dopaminergica nelle pathways limbico e del lobo frontale, non deve essere inteso in senso metaforico, ma nel vero senso della parola.

Attraverso la PET (tomografia a emissione di positroni) è possibile scoprire le disfunzioni, prima che si manifestino come grossa patologia. Gli studi hanno portato alla scoperta di ipoattività del lobo frontale e della corteccia frontale delle persone trattate con neurolettici. E’ diventato sempre più evidente come il deterioramento mentale sia correlato all’assunzione dei neurolettici. Umore instabile, parlare a voce alta, apatia o euforia: alcuni segni della demenza correlata ai neurolettici. “L’esacerbamento dei sintomi psicotici dopo aver tolto i farmaci è dovuto ai danni cerebrali dei neurolettici”. E’ stato anche provato come la discinesia tardiva sia un’espressione di un più ampio processo neurotossico cronico, indotto dai neurolettici e come vi sia un’associazione tra sintomi della discinesia tardiva e disfunzioni mentali generalizzate, decadimento intellettuale, affettività smorzata e povertà di parola, perdita di memoria a breve termine e dell’abilità di apprendimento. A chi attribuisce questi sintomi alla schizofrenia, Breggin risponde che centinaia di autopsie sui corpi di persone diagnosticate come schizofreniche dimostrano che solo dopo l’avvento dei neurolettici sono state riscontrate degenerazioni dei gangli basali, e che numerosi altri studi analitici hanno dimostrato che sono invece espressione di un ampio processo neurotossico cronico indotto dai neurolettici. Hunter parla di una encefalite indotta chimicamente attraverso i neurolettici.

La reazione al neurolettico può anche produrre la sindrome neurolettica maligna, non distinguibile da un’acuta infiammazione del cervello (encefalite letargica) e può essere fatale, soprattutto nella somministrazione a lento rilascio, (chiamata anche depot), dato che non è possibile interromperla.

Il disastro iatrogeno di proporzioni epidemiche, dice lo psichiatra Peter Breggin, ha causato danni quali discinesia tardiva, deficit cognitivo persistente e demenza tardiva a milioni di pazienti e mai prima la professione medica è stata confrontata con una tragedia di queste proporzioni. Sarebbe tempo che ci si assuma le responsabilità e si pensi ai metodi riabilitativi per le persone che soffrono a causa di dei danni cerebrali iatrogeni.

Giorgio Antonucci spiega il suo approccio di primario di due reparti manicomiali, di cui uno autogestito: “Le persone che ho trovato lì, oltre a essere legate nel letto e chiuse in una stanza, erano anche sottoposte a quattro o cinque tipi di psicofarmaci, neurolettici, ansiolitici o tutt’ e due insieme, o anche antiepilettici quando non c’era neanche l’epilessia, e così via. Il mio scopo era, oltre a quello di liberarle da tutti i vincoli fisici e di restituire loro la comunicazione con gli altri, quello di togliere gli psicofarmaci. Ho dovuto toglierli progressivamente, tenendo conto del fatto che con una persona che è intossicata, bisogna procedere stando attenti agli effetti secondari, cioè agli effetti dell’assuefazione, come succede quando uno deve smettere una droga. Gli effetti dell’assuefazione sono fisici, nel senso che l’organismo è abituato a prendere certe sostanze tossiche, e anche psicologici, perché se si toglie la pillola per dormire a una persona abituata a prenderla, pensa che non può dormire se non con la pillola. Ho cominciato a togliere progressivamente i farmaci, discutendone e cercando di capire quello che succedeva con le persone stesse. Questo a volte mi ha richiesto tempi lunghi, perché c’erano per esempio delle persone che volevano continuare ad assumerli perché erano abituate, altrimenti veniva loro l’angoscia. All’inizio gli informatori farmaceutici venivano anche da me, così come andavano in tutti i reparti e dicevano: “Questo serve per l’ansia e quest’altro per la depressione”. Io discutevo con loro ma dicevo che mi stavano portando della roba che non mi serviva, che non adoperavo, perché come medico avevo il dovere, prima di tutto, di non danneggiare le persone. Sono venuti da me i primi due o tre mesi, poi, nei ventisei anni durante i quali sono stato in quei due manicomi, non si sono più visti. Andavano dagli altri medici, ma da me non venivano più”

Spiace che in Provincia di Sondrio, non esista nemmeno un SPDC (Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura) che abbia aderito alClub SPDC porte aperte - no-restraint, dove non si chiudono le porte a chiave e non si legano i pazienti al letto, e che non si rinunci al Trattamento Sanitario Obbligatorio e a imbottire le persone di psicofarmaci, sostituendo queste pratiche con un approccio umano.