sabato 30 ottobre 2010

“per me guarire è stato un modo di liberarmi del passato. tutto è accaduto in fretta. l’ultima volta che sono stata all’istituto che mi aveva in cura per depressione mi è accaduta una cosa che non avevo mai provato. una mattina mi sono svegliata e ho detto: che ci faccio io qui? così è davvero ricominciata la mia vita. ho ripreso a scrivere e ho perfino trovato quel successo che non avrei mai pensato di ottenere”.
sul successo alda ride con voce roca e lenta e poi aggiunge: “il successo è come l’acqua di lourdes, un miracolo. la gente applaude, osanna e ti chiedi: ma cosa ho fatto per meritare tutto questo? penso che la folla, anche piccola, che ti ama ti aiuta a vivere. in fondo un poeta ha anche qualcosa di istrionico e di folle. per questo il manicomio è stato per me il grande poema di amore e di morte. ma anche questo luogo oggi è distante. mi capita a volte di rivederlo in sogno. io sogno tantissimo. e tra i sogni ne ricorre uno: sono dentro a un luogo chiuso, e io che cerco le chiavi per uscire. forse sono mentalmente ancora in quel luogo che mi ha ucciso e mi ha fatto rinascere. mi sento una donna che desidera ancora. oggi per esempio vorrei che qualcuno mi andasse a comprare le sigarette. non ho mai smesso di fumare, né di sperare”
(da un’intervista di antonio gnoli ad alda merini – la repubblica)